Esplora Palcoscenico Contemporaneo
ore 20:45
IL MISANTROPO DI MOLIÈRE
– una commedia sulla tragedia di vivere insieme
Un progetto di Il Mulino di Amleto prodotto da Il Mulino di Amleto e Tedacà
in collaborazione con La Corte Ospitale – residenze artistiche 16-17
Con Fabio Bisogni, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Marco Lorenzi, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Maria Tronca
Regia Marco Lorenzi
Traduzione e adattamento Marco Lorenzi
Visual concept Eleonora Diana
Tecnico di compagnia Giorgio Tedesco
Assistente alla regia Yuri D’Agostino
Foto di scena Manuela Giusto
Consulente ai costumi Valentina Menegatti
Distribuzione Valentina Pollani – Codici Sperimentali organizzazione Annalisa Greco
Il fascino senza tempo di un classico dei classici riletto da Marco Lorenzi. Solo contro tutti, l’Alceste di Molière
da cinque secoli combatte la sua battaglia contro chiacchericcio e delazione in una partita a scacchi dove uomini e donne indossano maschere di falsità ed ipocrisia: Il Misantropo è senza dubbio commedia fuori dal tempo la cui rappresentazione, oggi, vuol dire confrontarsi con vizi e deformazioni dell’agire e del pensiero umano pronti a ripresentarsi in ogni epoca. Nella coproduzione Tedacà – Il Mulino di Amleto, allestita in collaborazione con La Corte Ospitale, il regista Marco Lorenzi sceglie la strada a lui cara dell’essenzialità e del minimalismo: in scena una sedia, una panca, un’asta con microfono, come luce qualche piazzato dall’alto, ed una doppia prospettiva con in primo piano uno spazio rettangolare neutro mentre, sul fondo, fanno capolino le specchiere dei camerini con gli attori intenti a prepararsi. Lineare ma non superficiale, la lettura di Lorenzi, presente in scena come tecnico “a vista”, o come silenzioso tessitore della trama teatrale, punta dritto nel mettere in risalto la modernità di un messaggio civile ed etico che vede Alceste ed Oronte contendersi l’amata Celimene, sullo sfondo di una comunità umana dai fragili equilibri: e per riuscire nell’impresa il regista toscano abbatte la quarta parete, portando idealmente in scena quel pubblico che non può non riconoscersi nei capricci degli amanti irrequieti, come nella missione di un protagonista impegnato ad affermare la necessarietà dell’identità tra ciò che si pensa e ciò che si esterna. Quel che ne scaturisce è un divertente e coinvolgente happening di parole, colori e musica, un rito laico dove la parola molieriana diventa strumento nella definizione di un unicum, formato da attori e pubblico, pronto ad interagire e mescolarsi: il tutto senza mai perder d’occhio un testo divertente e pungente, ma sempre impietoso nello sbattere in faccia verità tanto scomode quanto indiscutibili. Coraggioso e moderno, Il Misantropo targato Tedacà – Il Mulino di Amleto è spettacolo giovane e dal sicuro futuro grazie anche ad un affiatato cast, in tutto e per tutto pronto ad instaurare un rapporto schietto ed aperto con la componente pubblico: a partire dal solitario e burbero Alceste di Federico Manfredi, ottimamente spalleggiato dal Filinte di Raffaele Musella, per arrivare all’Oronte di Yuri D’Agostino e ad un sorprendente Fabio Bisogni en travesti. Ed ancora la maliarda Celimene di Barbara Mazzi e l’Eliante di Roberta Calia, due facce di una stessa medaglia che indaga le molteplici sfaccettature dell’universo femminile.