Palco centrale Non solo CLASSICI
ore 20:45
PHAEDRA
Presenta Produzioni raffaello
Liliana Randi Angelo D’agosta
di Alberto Bassetti regia di Giovanni Anfuso
Costumi e attrezzatura Riccardo Cappello
Musiche Nello Toscano
Light Designer Nino TrovatoAssistenti alla regia Agnese Failla Eleonora Sicurella
Le voci registrate sono di
Valentina Ferrante Davide Sbrogiò Eleonora Sicurella
La Phaedra presuppone il celebre modello euripideo dell’Ippolito, di una tragedia perduta di Sofocle e
della quarta delle Heroides ovidiane: tratta dell’incestuoso amore di
Fedra per il figliastro Ippolito e del drammatico destino che si abbatte sul giovane, restio alle seduzioni della matrigna, la quale, per vendetta, ne provoca la morte denunciandolo al marito Teseo, padre di Ippolito.
In questa occasione non si ricorre all’uso del deus ex machina, per mezzo del quale, solitamente, si aveva la risoluzione pacifica del dramma (il
lieto fine) oltre che la giustificazione del Male compiuto nell’azione. Questo perché la presente rilettura ci offre uno spaccato di vita (chiamarla quotidiana sarebbe un po’ troppo azzardato) nella quale non c’è né rimedio, né soluzione alle atrocità commesse. I personaggi sono, in questo senso, comunque condannati: Fedra è inevitabilmente destinata al suicidio, in preda al rimorso per l’incesto col figliastro Ippolito. Nella piece domina insomma incontrastato l’irrazionale e il Male.
Le anime malate, che Bassetti rappresenta, sembrano, inoltre, aver perduto una volta per sempre il senno, ovvero la ragione, senza la quale il mondo sembra essere diventato preda di ombre e di mostri in completa balìa del Male e delle forze dell’inferno.
La riscrittura di uno dei Miti più noti, amati e rielaborati della Classicità, d’altronde presenta sempre la responsabilità di confrontarsi con grandi Autori; qui l’elaborazione prevede la presenza di due Attori, con lo scopo di sintetizzare e rendere più chiara e lancinante la drammaticità della Storia, senza rifuggire la possibilità di creare momenti diversi in cui
inserire atmosfere e modalità più vicine al dramma, se non proprio alla commedia, rispetto all’austerità della Tragedia.
Un gioco di ritmi serrati, segnati da frequenti ribaltamenti e colpi di scena; nel pieno rispetto della Tradizione, una visione comunque nuova e stilisticamente più contemporanea del grande Mito.